MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA
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FORMAZIONE
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-31Gli ultimi dati delle Entrate Tasse, sopra i 150 mila euro quasi tutti dipendenti e pensionati I professionisti con il reddito medio più elevato. Il grosso di artigiani e commercianti guadagna circa 18mila euro ROMA - Già quelli che dichiarano al Fisco redditi elevati sono pochi, ma poi sono quasi tutti lavoratori dipendenti o pensionati. Basti dire che su appena 149 mila contribuenti che nel 2009 hanno denunciato redditi superiori a 150 mila euro, ben 129 mila hanno la ritenuta alla fonte, cioè redditi da lavoro dipendente o da pensione. Il dato si ricava dalle elaborazioni dell’Agenzia delle entrate, guidata da Attilio Befera, sulle denunce delle persone fisiche (anno d’imposta 2008) scomposte per categoria. Sono infatti 90.316 i lavoratori dipendenti che hanno dichiarato al Fisco più di 150 mila euro. Ai quali devono sommarsi 38.962 pensionati "ricchi", per un totale di 129.278. Insomma, agli occhi del Fisco i cittadini che guadagnano bene continuano ad essere una rarità: 149.323 per la precisione, cioè lo 0,3% del totale (circa 41,7 milioni di contribuenti) E sono nell’86% dei casi dipendenti o pensionati, soggetti cioè che hanno meno possibilità di evadere. Gli altri 20.045 sono o lavoratori autonomi o contribuenti che hanno solo redditi da terreni e fabbricati o partecipazione e rappresentano appena lo 0,04% di tutti i contribuenti. Riforme contro l'evasione Il lavoro sui redditi degli italiani e le tasse versate che il Corriere ha portato avanti consente una riflessione pressoché inedita di sociologia tributaria. Fino al 2008, quindi in un ambiente pre-Grande Crisi, se lo Stato ha continuato a pagare gli stipendi, se ha tenuto fede alla tradizione del welfare europeo, se ha supportato con incentivi e aiuti l'azione delle grandi imprese, se in definitiva non ha dovuto alzare bandiera bianca stroncato dall'evasione fiscale, lo deve allo spirito civico di quattro milioni di connazionali. IL MINISTRO DELL'ECONOMIA HA PARLATO ANCHE DI DAVOS: "iL MIGLIORE è STATO SARKOZY"Tetto agli stipendi dei manager Tremonti: "La norma cambierà" "Abbiamo fatto sapere che questa è una norma incostituzionale" |
ST
DG Studio TecnicoDalessandro Giacomo 40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE |
Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..
Il Mio Pensiero:
Caro Ministro dell'Economia, il tetto agli stipendi non è incostituzionale, quello che è incostituzionale che il governo non fa quello che sancisce la Costituzione Italiana sul lavoro:
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Art. 4.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
Dal Sito Internet del QUIRINALE
http://www.quirinale.it/qrnw/statico/costituzione/costituzione.htmLA COSTITUZIONE ITALIANA
PRINCIPI FONDAMENTALIArt. 1.
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Dal Sito Internet del
CORRIERE della SERAper l'articolo completo vai al sito Internet
http://www.corriere.it2010-01-31
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it2010-01-31
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2010-01-31 Gli ultimi dati delle Entrate Tasse, sopra i 150 mila euro quasi tutti dipendenti e pensionati I professionisti con il reddito medio più elevato. Il grosso di artigiani e commercianti guadagna circa 18mila euro NOTIZIE CORRELATE I redditi degli italiani - Dipendenti Pensionati Autonomi ROMA - Già quelli che dichiarano al Fisco redditi elevati sono pochi, ma poi sono quasi tutti lavoratori dipendenti o pensionati. Basti dire che su appena 149 mila contribuenti che nel 2009 hanno denunciato redditi superiori a 150 mila euro, ben 129 mila hanno la ritenuta alla fonte, cioè redditi da lavoro dipendente o da pensione. Il dato si ricava dalle elaborazioni dell’Agenzia delle entrate, guidata da Attilio Befera, sulle denunce delle persone fisiche (anno d’imposta 2008) scomposte per categoria. Sono infatti 90.316 i lavoratori dipendenti che hanno dichiarato al Fisco più di 150 mila euro. Ai quali devono sommarsi 38.962 pensionati "ricchi", per un totale di 129.278. Insomma, agli occhi del Fisco i cittadini che guadagnano bene continuano ad ess e r e una rarità: 149.323 per la precisione, cioè lo 0,3% del totale (circa 41,7 milioni di contribuenti), ovvero 3 contribuenti su mille. E sono nell’86% dei casi dipendenti o pensionati, soggetti cioè che hanno meno possibilità di evadere. Gli altri 20.045 sono o lavoratori autonomi o contribuenti che hanno solo redditi da terreni e fabbricati o partecipazione e rappresentano appena lo 0,04% di tutti i contribuenti. Le nuove tabelle dell’Agenzia delle entrate consentono però anche di fare alcune considerazioni su come la crisi ha colpito le diverse categorie e segnalano, un po’ a sorpresa, che l’incremento maggiore del reddito medio dichiarato si ha tra i professionisti, che hanno aumentato del 3,3% l’imponibile medio rispetto a un anno prima. In sofferenza, invece, artigiani e commercianti. I redditi dei dipendenti e dei pensionati I contribuenti che hanno denunciato redditi da lavoro dipendente per l’anno d’imposta 2008 sono stati poco più di 21 milioni. Il reddito medio dichiarato è stato di 21.660 euro (1.805 euro al mese), l’1,12% in più rispetto al 2007. Ciò significa che operai e impiegati hanno subito una secca perdita del potere d’acquisto, visto che nel 2008 l’inflazione è stata del 3,3%. L’incremento delle retribuzioni, insomma, non ha tenuto il passo con quello dei prezzi. Meno colpiti i 15 milioni di pensionati, i cui redditi, in media pari a 17.070 euro (1.422 euro al mese), sono cresciuti del 2,15%, comunque meno del costo della vita. Dalla scomposizione per fasce di reddito si vede che il grosso dei lavoratori dipendenti si concentra tra 10 mila e 50mila euro, ma ci sono circa 5,2 milioni di contribuenti sotto i 10 mila euro. Passando ai pensionati, anche qui il gruppo maggiore, con 9milioni di persone, si trova tra 10 mila e 50mila euro, ma quelle che stanno sotto 10 mila euro sono ben 5,7 milioni. In conclusione, circa 11 milioni di contribuenti con redditi da lavoro dipendente o da pensione denuncia meno di 833 euro al mese, anche se va detto che una parte di questi probabilmente dichiara anche redditi di natura diversa (autonomo, immobiliare, eccetera). I lavoratori autonomi Le tabelle dell’Agenzia consentono di fotografare la realtà del lavoro autonomo distinguendo i diversi regimi di contabilità ed evitando quindi di mettere in un unico calderone situazioni molto diverse tra loro, di confondere per esempio la piccola bottega di paese con il professionista affermato. Il gruppo principale è rappresentato dai contribuenti con reddito d’impresa in contabilità semplificata, in gran parte artigiani e commercianti. Si tratta di un milione e mezzo di dichiarazioni, per un reddito medio di 17.977 euro (1.498 euro al mese), appena sopra quello dei pensionati, e solo lo 0,65% in più di quanto dichiarato per il 2007. Entrando ancora di più nel dettaglio, si va dai 9 mila euro denunciati dai lavoratori impegnati nell’agricoltura o nella pesca ai 26 mila di chi ha attività finanziarie e assicurative, passando per i 13.907 euro di alberghi e ristoranti, i 18.301 di commercianti e meccanici, i 18.611 di noleggiatori e agenti di viaggio, i 19.320 degli agenti immobiliari. Ma ci sono anche 217 mila contribuenti autonomi in regime di contabilità ordinaria, quindi con un volume d’affari maggiore, che hanno dichiarato in media per il 2008 33.149 euro (2.762 euro al mese), qui addirittura con un calo dell’1% rispetto a quanto denunciato l’anno prima, con una punta negativa nelle attività finanziarie e assicurative, dove il reddito medio scende dagli 85.000 euro del 2007 a 78.500. Male anche le attività immobiliari (in media quasi 2mila euro in meno) e quelle del commercio. Andamenti che probabilmente hanno risentito della recessione, partita proprio nel 2008, con un calo del prodotto interno lordo dell’1%. I professionisti I circa 700 mila contribuenti con redditi da lavoro autonomo, in buona parte identificabili con i professionisti, hanno invece dichiarato mediamente 44.266 euro (3.688 euro al mese), con un incremento del 3,3% rispetto all’anno prima. In particolare, i 437 mila contribuenti con attività professionali, scientifiche e tecniche hanno denunciato per il 2008 43.457 euro contro i 42.675 euro del 2007. In forte miglioramento anche i contribuenti del mondo dello sport e dello spettacolo, che passano da circa 40 mila a 42.500 euro. Qui potrebbe aver pesato una maggior propensione a pagare le tasse che, osservano i tecnici dell’Agenzia, si è riscontrata nei consistenti aumenti delle dichiarazioni medie in particolare al Sud, dove comunque si partiva e si è ancora su livelli bassi. I "contribuenti minimi" Per completare la panoramica sui lavoratori autonomi vanno infine aggiunte circa 500 mila persone che hanno scelto il regime introdotto dalla Finanziaria 2008 per i cosiddetti "contribuenti minimi". Sono quelli che hanno redditi così ridotti (fino a 30 mila euro di ricavi lordi) che pagano le imposte a forfait con un’aliquota del 20% sui guadagni (ricavi meno costi) in alternativa a Irpef, Irap e Iva. Enrico Marro 31 gennaio 2010
Riforme contro l'evasione Il lavoro sui redditi degli italiani e le tasse versate che il Corriere ha portato avanti consente una riflessione pressoché inedita di sociologia tributaria. Fino al 2008, quindi in un ambiente pre-Grande Crisi, se lo Stato ha continuato a pagare gli stipendi, se ha tenuto fede alla tradizione del welfare europeo, se ha supportato con incentivi e aiuti l'azione delle grandi imprese, se in definitiva non ha dovuto alzare bandiera bianca stroncato dall'evasione fiscale, lo deve allo spirito civico di quattro milioni di connazionali. Sono loro - in magna pars lavoratori dipendenti - che, pur rappresentando solo il 10% dei contribuenti, versano oltre la metà delle tasse incassate dal Tesoro. Accanto a questo macro-fenomeno i dati 2008 ci segnalano altre due novità minori: un maggior contributo da parte dei professionisti e i primi sintomi di una difficoltà dei ceti medi (che vivono di lavoro autonomo) a tenere le posizioni in termini di reddito. A ripagare la fedeltà fiscale dei lavoratori dipendenti non è arrivata una maggiore equità del prelievo, ma paradossalmente è stata la crisi. Vuoi psicologicamente vuoi nei fatti, il lavoro dipendente è stato colpito in maniera meno traumatica dal downsizing dell'economia. Ciò non è avvenuto in maniera uniforme: i dipendenti pubblici hanno usufruito di un ricovero totale, mentre operai e impiegati finiti in cassa integrazione hanno subito una decurtazione di salari e stipendi. Per entrambi un sollievo è venuto, però, dal drastico calo dell'inflazione che nel 2009 è rimasta ancorata allo 0,8%. Sui lavoratori autonomi che presentano un tasso di infedeltà fiscale assai marcato - e in molti casi clamoroso - si è abbattuta la legge del contrappasso. La crisi del 2009 si è accanita sui loro redditi, tanto che le partite Iva sono diventate più simili a un refugium peccatorum che a uno strumento di mobilità sociale. In più si è fatta sentire la loro esclusione dal welfare. Passare ai rimedi non è facile. Politica e opinione pubblica però non possono sottrarsi, lo devono ai contribuenti onesti. Da qui la necessità di una riforma fiscale non di soli palliativi che corregga le evidenti asimmetrie del patto di cittadinanza. Ergo: pagare meno, pagare tutti. Ridurre il carico che pesa sui 4 milioni di "fedeli" e aumentare le entrate sul versante degli autonomi evasori. Per rendere credibile quest'operazione occorre anche formulare nuovi strumenti di integrazione rivolti ad artigiani, partite Iva e giovani professionisti. Quadrare il cerchio non sarà agevole ma di compiti facili la politica moderna purtroppo non ne avrà più. Dario Di Vico 31 gennaio 2010
iL MINISTRO DELL'ECONOMIA HA PARLATO ANCHE DI DAVOS: "iL MIGLIORE è STATO SARKOZY" Tetto agli stipendi dei manager Tremonti: "La norma cambierà" "Abbiamo fatto sapere che questa è una norma incostituzionale" SESTOLA (Modena) - La questione del tetto agli stipendi dei manager è "un tema importante" ma la norma che è stata votata dal Senato verrà cambiata dal governo. Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, a margine della cerimonia nella quale gli è stato conferito il diploma di Maestro di sci ad honorem. "Abbiamo fatto sapere che questa è una norma incostituzionale", ha detto riferendosi alla modifica fatta alla legge comunitaria. Alla domanda se verrà cambiata alla Camera il ministro ha risposto "si". A DAVOS BENE SARKOZY - Il ministro dell'Economia ha poi parlato del Forum di Davos osservando che "di tutti i discorsi sentiti quello di maggior spessore è stato quello del presidente Sarkozy perché è un discorso politico su una nuova Bretton Wood". Giulio Tremonti ha spiegato: "che l'idea che ho cercato di sostenere da tanti anni è che non bastano regole tecniche, servono regole politiche. Non bastano fori, uffici o convegni. Servono Parlamenti". "C'è chi ha detto che si possono evitare le pastoie dei Parlamenti. È quello che hanno sostenuto molti importanti politici. Io invece ho sempre sostenuto che doveva essere un impegno politico, e la politica prende forma dai trattati. Tutto il resto è una perdita di tempo". Naturalmente, spiega Tremonti, fare un trattato a venti "è difficile ma le regole tecniche -conclude- sono inutili e dannose". (Redazione online 30 gennaio 2010
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